- Senti, sorella mia; se mi chiamano, lo sai, e' lo fanno per tormentarmi: ora io dubito forte di rimanere morta fra le torture, come vidi accadere a quel povero Marzio; e come ho provato con lo esperimento proprio, che potrebbe pur troppo succedere anche a me: però io intendo non già ricompensarti della tua carità, Virginia mia, bensì lasciarti un ricordo di me sventurata. Tu ti prenderai tutti i miei pannilini e le vesti, che ho qui meco in prigione... e tieni... prendi ancora questa croce, che fu della signora Virginia mia madre; a patto... che se io torno viva dal tormento, e possa in altro modo lasciarti ricordo di me, tu me la renda; avvegnachè vorrei che fosse sepolta meco. Di queste viole, ahimè! innaffiate di pianto, e cresciute al raggio del sole che penetra obliquo e tristo per le inferrate della finestra, tu, finchè durano, ne farai ogni giorno un mazzetto, che offrirai alla immagine della Santa Vergine che tengo a capo del letto... anzi... ascoltami... Virginia, - e qui si fece per la faccia tutta vermiglia, e favellò più basso, - tu devi sapere ch'io ho... oh! no... io ebbi un amante grande, ben fatto a maraviglia, e buono; ed io l'amai... ed egli mi amò, e tuttavia io credo che svisceratamente mi ami;... ma in terra uniti noi non potremmo essere mai... e dubito forte se un giorno anche in cielo... colpa non mia, ahimè! - Tu prenderai cotesta immagine, e t'ingegnerai penetrare fino al cardinale Maffeo Barberini, e gli dirai che gliela mando io onde procuri che l'abbia il suo amico, e gli faccia nel punto stesso saper com'io sovente abbia pregato davanti a lei per la salute dell'anima sua: bada, tienlo bene a mente, per non avertelo a scordare: ed aggiungerai.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Marzio Virginia Virginia Santa Vergine Maffeo Barberini
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