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- Oe, o che vi pensate andare al corteo? È un'ora che aspettiamo... venitevene via come vi trovate.
Beatrice andò; nè Virginia le potè rispondere una parola, tra per la pressa degli sbirri che le ne tolse il campo, tra per la passione che le stringeva la gola: l'accompagnò piangendo fino alla porta, e quivi, dopo averla abbracciata e baciata, l'abbandonò. Beatrice volse il capo sul limitare, e vide come la pietosa fosse corsa ad inginocchiarsi davanti alla immagine della Madonna, appendendo sotto di quella la crocellina di diamanti, che fu della Virginia Cènci sua madre.
Il presidente Luciani, con ambe le braccia fino al gomito stese sopra la tavola in attitudine del cane mastino quando si posa, in questa maniera discorreva agli onorandi colleghi:
- Pare impossibile! S'io non l'avessi fatta ricercare sottilmente, si può dire sotto i miei occhi, avvegnachè honestatis causa io tenessi la faccia volta alla parete, non mi potrei persuadere che la non fosse ciurmata.
- Però, - notava gravemente Valentino Turchi con ostentata umiltà, che lasciava trapelare la sua prosunzione come da imposta mal chiusa sbuca fuori di scancio il raggio del sole, - però mi permetto avvertire, che non fu fatta tosare...
Il Luciani volgendo exabrupto la testa, qual mastino punto dal tafano, all'auditore Valentino Turchi, con voce acerba gli rispose:
- Io non la feci radere perchè Del Rio, Bodino, e gli altri più schiariti scrittori di materia infernale non indicano la parte pilosa, come quella sopra la quale il demonio eserciti per ordinario la sua potenza.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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