- Sono innocente.
- Ah! voi non volete confessare? Ebbene, a testa di leccio capo di sorbo. - Aggiungete voi altri un po' di ligatura canubis.
Carlino, obbedendo in un batter d'occhio all'ordine ricevuto, aiutato dai valletti attortiglia dentro una matassa di canapa il pugno della mano destra di Beatrice, e torce forte come costuma la curandaia allorchè strizza il panno bagnato per ispremerne l'acqua. La mano e il braccio stridono slogandosi, i muscoli si strappano, la epiderme si lacera con istravaso di sangue e mostruosa tumefazione. Il presidente Luciani, senza batter palpebra, ad ogni scontorcimento abbaia:
- Confessate il delitto!
- Oh Dio! Oh Dio!
- Confessate il vostro delitto, vi dico!
- Oh Dio del cielo... soccorri la tua creatura innocente!
- Stringete più forte, e squassate con gagliardia; - così, risoluto... per bene; in un punto medesimo stretta, e squasso...
- Ahi madre mia! Un sorso di acqua... mi sento morire... per carità, una stilla di refrigerio...
- Che refrigerio, e non refrigerio? Confessate.
- Io...
- Giù, via... siete?...
- Sono innocente.
A questo punto il furore del Luciani non ebbe più modo: cieco di rabbia, tremante per ira, co' denti della mascella superiore si morse il labbro inferiore per guisa, che ci rimasero sopra le orme impresse, alcune pagonazze, altre stillanti sangue.
- Stringi... stritola le ossa, urlava insatanassato il presidente degli assassini, allora chiamati giudici, finchè non crepi fuori della strozza la confessione del suo delitto.
- Ahimè! che dolori.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Beatrice Luciani Dio Dio Dio Luciani
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