- Finalmente, la Dio grazia, sono morta!
E richiuse gli occhi; ma gli spasimi, che cocentissimi la travagliavano, l'avvertirono pur troppo com'ella fosse sempre in vita. Riaperse pertanto le palpebre, e continuò:
- Ahi! diletti miei, come mai vi riveggo?...
- E noi come rivediamo te, Beatrice? Ahimè! ahimè!
Decorso alquanto tempo don Giacomo si levò in piedi, e lo strepito delle catene intorno al suo corpo servì di esordio lugubre al seguente discorso, ch'egli indirizzò alla sorella:
- Sorella io ti scongiuro, per la croce di nostro Signore Gesù Cristo, a non lasciarti fare così acerbo governo del corpo tuo. Confessa quello che pretendono sia confessato da noi, come noi abbiamo fatto. Che vuoi tu? Per uscirne men peggio io non ci vedo altra strada; e, dove non conducesse ad altro, questa pretesa confessione ci salverà da martirii che non hanno fine, e con un colpo solo ci troncherà i tormenti e la vita. La ira di Dio passeggia sopra le nostre teste: ora, pretenderemo noi contrastare a quella forza terribile che svelle le montagne dai loro fondamenti di granito, e le travolge come fa il turbine i granelli di arena? Io mi piego alla sferza con la quale Dio mi flagella, dinanzi a cui io mi atterro; e poichè contendere non giova, io m'ingegno mitigare la rigidezza del destino con le supplicazioni, la umiltà, e le lacrime.
Bernardino, fra i singhiozzi levando supplici le fanciullesche mani, anch'ei raccomandava:
- Confessa per amor mio, Beatrice; di quello che questi signori vogliono, chè poi il signor Presidente mi ha promesso farmi sciogliere, e mandarci tutti per le vendemmie a casa.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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