La lupa sacerdotale già assaggiava la sostanza dei Cènci; e trovatala buona, l'è cresciuta la fame, col pasto. Molti sono i lupi dal muso affilato venutici da Firenze, che mostrando le costole ignude, e battendo denti a denti, gridano preda. E il papa gliela darà... I vostri delitti sono i vostri averi. Voi perderete tutto; la buona rinomanza, che nessuno al mondo poteva torvi, avete da per voi stessi gittato via; la vita e la roba, cose caduche ed in potestà altrui, vi torranno quando loro torni in acconcio. Io, che tronchino i giorni miei, e con la vita mi rapiscano gli averi, non contrasto; e volendolo ancora, io non potrei; ma sta nel mio pugno la fama, e questa non perverranno a rapirmi. Mentre tutto ciò che è della terra mi abbandona, ecco che più mi si stringono allo spirito due angioli; quello che ha in custodia la innocenza, e l'altro che premia la costanza; e grande, miei diletti, sento il potere loro sopra di me, avvegnadio non solo mi sostengano in mezzo all'atrocità dei miei tormenti, ma mi promettano appena saranno compiti (il che avverrà presto) di levarmi genuflessa sopra le santissime loro ale verso il mio Creatore. Addio terra, limo stemperato di pianto e di sangue; addio turbine di atomi maligni, che vi dite uomini; addio tempo, sfregio brevissimo sopra la faccia della Eternità: un raggio delle gioie celesti mi piove sopra la persona, e toglie via ogni pena... come mi sento felice! come sono contenta! quanto è soave morire!...
E declinato il capo sopra la sinistra spalla, cadde di nuovo in deliquio.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Cènci Firenze Creatore Eternità
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