- Mirate, di grazia, dove l'hanno(160) condotta i frati: nuda fino alla cintura, coperta dello scapulare la faccia, con fruste armate di triboli, stupida e insana si flagella sotto le gelosie delle donne amate, nè si rimane finchè dalle aperte vene non le sia sgorgata larga pozza di sangue, e di sangue non abbia resa nera la sferza, che poi manderà loro in dono come pegno di costanza, che nè per tempo verrà mai meno, nè per morte. Così, mercè il governo fratesco, avvinsero insieme le Grazie e le Furie, nodo mostruoso da disgradarne quello dell'antico Mezenzio(161). Lo stesso piacere cospersero di fiele, e, contrariando Dio e la natura, lo mutarono in tormento. Tanto possono i frati imbestiare gli uomini!
I fratelli Cènci e la Lucrezia Petroni come smemorati consideravano quanto sotto i loro occhi avveniva, (mastro Alessandro recatasi in mano la zeppa, scalzò il piede sinistro di Beatrice. Breve, asciutto e rotondo, egli pareva opera di greco scalpello condotta in alabastro rosato) e vedono... figgere la parte aguzza della bietta tra la carne e l'unghia del pollice: bene a quella vista sentivano raccapriccio, ma qual nuovo modo di tormentare fosse cotesto non bene comprendevano. In breve saranno chiariti. Mastro Alessandro trasse fuori una candeletta, e andò ad accenderla alla lampada, che ardeva davanti la immagine santa del Redentore; poi l'accostò alla scheggia, che subito crepitando prese fuoco. La fiamma si accosta rapidissima alle dita, e qualche lingua si avventa precorrendo come famelica di carne e di sangue.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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