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      - Badate ch'ei non si sciolgano! Teneteli! Sono dei Cènci, e sbranano.
      Mastro Alessandro, giovandosi della confusione, aveva fatto cadere il tassillo dal piede della Beatrice.
      I Cènci furono di leggieri trattenuti. Il Luciani sentendosi agitato, e considerando i colleghi suoi e gli altri assistenti, comecchè per causa diversa, più atterriti di lui, riputò conveniente sospendere per allora cotesti strazii, che in quei tempi avevano nome di esami.
      - Riportateli, ritto sopra il limitare della porta abbaiava il Luciani, riportateli in carcere uno diviso dall'altro. Ministrate loro il vitto di penitenza... bevano il supplizio... mangino la disperazione.
      Beatrice priva di sentimento fu riportata sopra una sedia in prigione, e quivi affidata alle cure del medico; il quale fra un sospiro e l'altro osservava, come la detenuta non potesse essere esposta con efficacia al tormento se non prima decorsa una settimana intera; ed avrebbe, egli aggiungeva, in caso di bisogno avuto anche il coraggio di sostenerlo a voce, e in iscritto, perchè innanzi tutto doveva aversi riguardo alla umanità!...
      Non vi par egli, che fosse caritatevole davvero questo dabbene dottore fisico?
     
     
     
     
      CAPITOLO XXIV
     
      IL SAGRIFIZIO.
     
      Non sentite che stridìoFa quel gufo colassù?
      È là un'aquila che sgraffia!
      Quanti corvi intorno a lei!
      Quanti corvi a molestarla!
      Presto, indietro, figli miei.
      . . . . . . . . . .
      Van gl'infanti: - e don Rodrigo
      Ha già scritto ad Almanzor:
      Vengon tutti, e senza schermoTutti a morte gli hai da por.
     
      I sette Infanti di Lara,


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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