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      - Che scandalo è questo? - tuono con voce di rimprovero.
      Gli scrivani, come i ranocchi se odano cosa onde abbiano paura cessano il gracidare importuno, e tuffansi nell'acqua paludosa, chinato il capo non fiatavano verbo. Tegolino si rannicchiava presso le gambe dell'avvocato Farinaccio, in quella guisa che i pittori sogliono dipingere l'aquila ai piedi di Giove. Ma il Farinaccio, per nulla placato dalla subita sommessione di costoro, interrogò Tegolino della causa del trambusto, ed egli ingenuo gliela espose; aggiungendo che rivoleva la moneta per portarla a mamma, che difettava di veste da comparire alla messa.
      - E per qual causa voi altri avete involata la moneta a questo ragazzo?
      La domanda era volta agli scrivani; ma dimorando a parlare, Tegolino rispose per loro:
      - Perchè prima dicevano ch'ella era falsa; e poi sottovoce avvertì Luparino, che sarebbe stato meglio comprarne tanto vino di Orvieto, e berselo in compagnia.
      Prospero consentendo alla sua piacevole natura, mutata di subito la collera in riso, riprese:
      - Su, presto, rendete a Cesare quello ch'è di Cesare, voglio dire la doppia a Tegolino; e per bere, a voi altri, ecco un papetto; chè ne avanza anche per le spugne vostre dilettissime sorelle in vino. Però, notatelo bene una volta per sempre; io intendo, e voglio che sieno accolti co' medesimi rispetti così poveri come ricchi, i nobili come i popolani: io nacqui ignobile, e non sono ricco; ricordatevene: e di questo ricordatevi ancora. che sono state fatte troppo più belle e magnifiche cose co' baiocchi del popolo, che con i ducati dei baroni.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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