E così favellando entrò nell'altra stanza. Il giorno successivo il carbonaio si presentò alla medesima ora, e venne con isquisita urbanità accolto dagli scrivani, mossi dai due supremi motori dell'anima umana, la speranza e la paura: però al carbonaio non parve che fosse uscita la stizza di corpo pel fatto del giorno antecedente, perchè, cacciando indietro uno dei suoi muli che sporgeva la testa dall'uscio dello studio, punse con questo motto gli scrivani:
- State all'erta voi altri, che lì alla porta ci è tale, che v'insidia il vostro posto di copista.
Ma Andreozzo, mordace secondo il costume dei romani, non potè stare alle mosse di rendergli pan per focaccia:
- Oh! in quanto a questo state sicuro che non ci ha pericolo: ciò potrà accadere quando voi sarete diventato l'avvocato di studio.
Onde il carbonaio, conoscendo a prova che quei ribaldi avevano più ritortole ch'egli fastella, e d'altronde premendolo bene altra cura, andò oltre.
Il Farinaccio appena ebbe scorto il carbonaio, con modo cortese gli disse:
- Io so che ieri i miei scrivani vi arrecarono disturbo: ve ne domando scusa per essi: gli ho ammoniti per guisa, che spero averne loro tolto il ruzzo di ricominciare con altri, e con voi. Adesso favorite dirmi in che cosa io possa sovvenire ai bisogni vostri. Parlate, e, se vi piace, sedetevi.
- Parlerò in piedi. Ditemi, intendeste voi favellare del caso dei Cènci?
- Io? E come volete ch'io non ne abbia udito parlare? Ella è questa la nuova che tiene tutta Roma sottosopra.
- E non sentiste mai nessuna voce in mezzo del cuore, che vi parlasse in benefizio di cotesti infelici?
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Andreozzo Farinaccio Cènci Roma
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