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      Voi, mio carbonaro, avete l'aria di sapere quanto me quello che lasciò scritto Dante Alighieri:
      /* Chè quando l'argomento della mente Si aggiunge al mal volere ed alla possa, Nessun riparo vi può far la gente. */
      - Dunque vi basta il cuore a lasciar perire senza difesa coteste creature, innocenti quanto nostro Signore Gesù Cristo?
      - In primis voi dovete sapere che la difesa dei parricidii non viene mica de jure, bensì concedesi per grazia; in secondo luogo, o ditemi un po' voi come facciate a sostenerli innocenti?
      - Io? - Lo assicuro di certo... perchè... perchè quegli che uccise Francesco Cènci... sono io.
      - Voi? - E voi chi siete?
      - Quegli che già voi, per somma cortesia, consentiste a rimanersi incognito. Io con queste mani lo uccisi, e tornerei ad ucciderlo nel punto in cui stava per oltraggiare la natura...
      E qui gli espose a parte a parte il successo: confidandogli ogni più riposto segreto di famiglia, e gli atti, le parole, e i costumi del trafitto Cènci, non menochè la virtù, e la portentosa costanza della sua figliuola Beatrice.
      Il Farinaccio a mano a mano che costui veniva favellando s'industriava ravvisarlo; e non venendone a capo, gli passò per la mente che potesse essere monsignore Guido Guerra; ma per la pratica grande che ne aveva, non gli parve che i tratti del volto, i gesti, e tampoco la voce glielo riportassero. Al fine delle sue parole il carbonaro levò gli occhi sul Farinaccio per iscrutare lo sguardo di lui; ma questi teneva impensierito la faccia dimessa. Dopo lunga considerazione favellò:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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