- Io? - Lo fui...
- Heu quantum mutatus ab illo! - esclamò il Farinaccio porgendogli la mano, che l'altro strinse affettuosamente dicendo:
- Ed ora che conoscete la mia miseria... ora che la mia sciagura vi sforza al pianto, mi lascerete voi andar via disperato?
- Ebbene, alea jacta est. Però, e non ve lo nascondo, io passo il Rubicone con tale uno stringimento di cuore, che io non provai mai l'uguale in vita mia. Dio ci aiuti! Questa volta io temo che il pesce non tiri dietro il pescatore: ma non è ciò, che maggiormente mi travaglia; - io dubito appigliarmi ad un partito donde, piuttostochè vantaggio, abbia a nascerne l'ultima rovina. Comprendo bene, che in istato peggiore di quello nel quale di presente si trovano non ponno i signori Cènci cascare; e tuttavolta non vorrei esser io quegli che dà loro la pinta. Voi poi, Monsignore, non vi sconfortate che per questo io abbia a procedere tepido, o irresoluto: mai no; anzi prendete coraggio dallo esempio del nostro Redentore, a cui in questo caso, comecchè indegnissimamente, io mi rassomiglio. Egli pregò che il calice amaro fosse risparmiato alle sue labbra, ma poi lo accettò di gran cuore, e lo bevve da valoroso. - Ora andate; e vivete sicuro che quanto cervello può immaginare e bocca dire, tutto sarà da me messo in opera per la salute dei vostri raccomandati.
- E a questo mi aspetto: a caso disperato sovverranno altri partiti. - Voi la vedrete...voi vedrete, dico, la signora Beatrice... non le parlate di me...in nulla...o piuttosto, sì, parlategliene.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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