Il Luciani, offeso di quell'essere buttato là come un trabiccolo a mezzo luglio, e più trafitto dal modo, guardò in cagnesco il camerario, quasi gli volesse dire:
- Attendi a starmi lontano, perchè se mi capiti fra le mani io ti farò vedere che mai cane mi morse, ch'io non volessi del suo pelo.
Poi taciturno gli volse le spalle, e se ne andò.
- Avete veduto qual guardatura? - notò uno staffiere al camerario. - In verità voi gli avete dimostrato troppo disprezzo.
- Dovevate dire ribrezzo: io lo avrei volentieri gittate fuori di finestra come una mignatta, per empimento di sangue resa inabile a succhiare.
- Avvertite non averla gittata nel sale; imperciocchè allora, vomitato il sangue, torni a pungere più acuta che mai.
* * *
I cardinali Barberini e Sforza si presentarono in anticamera per riverire sua eminenza San Giorgio. In un baleno erano annunziati, ed introdotti con un grande levare di berretta e profondissimi inchini, dai quali alcuni cortigiani non si rilevarono neppure, siccome avviene ai giunchi cresciuti in piaggia, che per lo assiduo soffiare dei venti rimangono curvati. Poichè da una parte e dall'altra si furono reiterate quattro volte e sei le cordiali accoglienze, e soprattutto sincere: e poichè in diverse guise i cardinali visitatori ebbero accertato il cardinale visitato essere venuti unicamente mossi dai desiderio di riverirlo, questi, parendo avere sfogliato assai il carciofo, prese a tastarli, così alla lontana, sopra le nuovità che correvano per Roma.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Luciani Barberini Sforza San Giorgio Roma
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