I notari gli mostrarono la procedura, che in breve conobbe; prima, perchè si trattava di cose consuete in cui si era versato tutta la sua vita; e poi perchè allora, più che ora, i processi così criminali come civili, forte si assomigliavano alle ostriche pescate a luna scema; di cui, gittati via i gusci, egli è bazza se rimanga tanto da bagnarti la bocca. Sbrigatosi da questo travaglio, chiese di conferire co' detenuti Giacomo e Bernardino Cènci, e Lucrezia Petroni, la qual cosa gli venne prestamente concessa.
Beatrice nella sua carcere solitaria, giacente in letto, non aveva membro che non le recasse acuto dolore, e tuttavolta assai più le percuotevano la mente gli affanni del cuore. Ella pensava al suo amante. Certo il destino gli aveva fulminati, e rotti in due come una rupe: il mare gorgoglia vorticoso e bianco in mezzo allo scoglio diviso, di cui le cime non si riuniranno più; e pure l'una sta di faccia all'altra rammentando il mutuo infortunio, e porgendo testimonianza che la natura le creò unite. La sua vita adesso mancava di scopo; ella era diventata una esistenza invano: morisse, o vivesse, Guido non poteva più stenderle la destra neanche per reggerla cadente giù nel precipizio, - pensa un po' se per esserle sposo; - poichè così, piacque a Dio, e così sia. I martirii, che innocentissima durava, davanle pegno che la misericordia Divina la voleva salva, parendole che i suoi peccati potessero essere scontati da quelli; e, se non era presumere troppo, teneva che ne avanzassero; ma dove avesse dovuto soffrire anche di più, non le incresceva per la eterna salute dell'anima sua.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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