Tanto, tormento più tormento meno, alle torture l'avevano assuefatta! Il dolore le si era attaccato addosso come una seconda pelle! Di questa vita non parliamo più; - fumo che ha fatto lacrimare, ed è passato; - non ne parliamo più: ormai io sono fatta cittadina del sepolcro... Ma lui!... lui perdonerà Dio? E perchè non lo perdonerà? Il Signore perdona sempre a cui si pente di cuore. - Ma si pentirà egli? Egli non si pentirà, perchè fermo in pari caso a ricominciare da capo... e questo è certo; altrimenti egli non mi avrebbe amato; ed io nei piedi suoi avrei fatto, e farei come lui. Ahimè! ahimè! O Signore, salvatemelo: dopo tanto martirio su questa terra, almeno io possa rivederlo in paradiso, e abbracciarlo, e stringergli la mano. La mano? Sì, perchè la Provvidenza avrà tolto dalla mia memoria il sangue, che un dì gliela bagnò... ma tutti questi dubbi mi fanno tremar l'anima, e provare l'amarezza di una seconda morte... Oh! avessi qui un uomo santo che mi chiarisse! - Se Dio nella sua bontà me lo mandasse, egli apporterebbe al travagliato mio spirito maggiore consolazione, che il Luciani non diè tormento a questo mio corpo...
- Signora Beatrice, - interruppe la Virginia sporgendo il capo dall'uscio - il clarissimo signor avvocato Prospero Farinaccio desidera conferire con voi.
- Con me? Che ho a fare io con questo avvocato? Io non lo conosco. Basta! ne sono venuti tanti! Venga anch'egli.
- E se voi dicevate, senz'altri preamboli, l'avvocato Farinaccio, avvertiva alla Virginia Prospero comparso in questo punto sopra la soglia della prigione, o non avreste risparmiato tanto fiato per l'ora della vostra morte?
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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