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      Aguzzando gli sguardi taluni scòrsero nelle sembianze disfatti, tali altri gestivano concitati, e pareva eziandio che favellassero veementi parole; sennonchè la lontananza impediva loro di raccoglierne il senso. Malo augurio era quello. Fatti più cauti dalla necessità divisarono presentarsi nell'anticamera separati, e confondersi nella folla di coloro che aspettavano essere ammessi alla udienza; allontanando perfino il sospetto, che gli muovesse un comune negozio. Riuscì a bene il partito: annunziato il De Angelis, ottenne licenza di presentarsi; ed aperta dal camerario la porta per lui, l'Altieri e il Farinaccio, prima ch'egli si riavesse dalla sorpresa, lo seguitarono, e tutti insieme in diversi atteggiamenti s'inginocchiarono davanti al pontefice; il quale, cruccioso corrugando la fronte e stringendo i sopraccigli, interrogò con voce velata:
      - Ch'è questo? - Che cosa vogliono da me le signorie loro illustrissime?
      - Santità, rispose il De Angelis levando supplichevoli le mani, noi non ci alzeremo dai vostri beatissimi piedi se prima non ci venga confermata la grazia, già promessa dallo Eminentissimo di San Giorgio, di potere difendere la causa di quei meschini dei Cènci.
      Clemente VIII violentato, per così dire, contro ogni sua previsione, dissimulava la collera che gli bolliva nelle viscere: solo, con voce anche più velata, favellò:
      - Dunque noi serbava la Provvidenza a contemplare come in Roma non pure trovinsi scellerati che ammazzino il proprio padre, ma avvocati altresì, i quali non rifuggano dalla difesa dei parricidi?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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