Solo a vederlo di leggieri si comprende come al nascer suo la petulanza, la presunzione e la stupidità menassero un ballotondo intorno alla sua culla, e gli facessero un presente, cui egli poi aumentò mettendoci di suo la ipocrisia.
Il nostro procuratore fiscale ecco si rovescia con molta solennità le maniche della toga, e poi con una vocina, che va di mano in mano rinforzando, dopo avere assicurato che per lui non si era omessa diligenza veruna nello esame del processo, ed invocato l'aiuto di Quello che non n'è mai avaro per chi lo sollecita di cuore, raccontò come, a persuasione del diavolo e da cupidità abbominevole spinti, persone non nemiche, non estranee, ma parenti, ma moglie e figli macchinassero la strage del conte Francesco Cènci, uomo per pietà insigne; per lignaggio chiarissimo, per dottrina preclaro: disse del mandato conferito ai sicarii Olimpio e Marzio; del sonno traditore, del differito parricidio a cagione della festa della Beata Vergine: dipinse l'orrore degli assassini, le truci minacce della donzella per vincerne la repugnanza; il chiodo confitto e riconfitto; il cadavere tratto pei capelli sul pavimento, e poi con barbara immanità precipitato giù dal balcone: favellò della prova, che in grazia delle salutari torture emanava limpidissima dalla concorde confessione dei rei: si diffuse intorno allo spavento del mondo inorridito a sentire come in Roma, nell'alma sede della religione santissima, accanto al soglio dell'ottimo fra i vicarii di Cristo siffatte scelleratezze si commettessero.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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