- riprende a dire l'avvocato - felice, che rinvenisti orecchio per ascoltarti benigno, ed incontrasti il Padre dei fedeli sollecito a sottrarti agli empi disegni del genitore, mercè onorevole parentado. I cieli non concessero alla signora Beatrice siffatta ventura; la sua voce, fra il trambusto di tempi agitati, in mezzo al fragore delle armi, e alle grida di trionfo per la recuperata Ferrara, non venne intesa. Del suo memoriale, che dal profondo della miseria ella rivolse allo eccelso Vicario di Cristo, non occorre più traccia nella cancelleria, se togli l'appunto del giorno in cui fu consegnato, e la testimonianza dell'ufficiale che lo ricevè. In questo modo si chiudevano a lei quelle vie, che si apersero altrui; solo egli era destino che rimanesse la misera abbandonata da tutti, esposta, novella Andromeda, sopra lo scoglio della necessità ad essere divorata da mostri più crudi di quello che superò Perseo!
A me prende ribrezzo raccontare le atrocità commesse dal conte Cènci contro la sua figliuola Beatrice. Ah! perchè la natura mi fu avara di un cuore e di un ingegno pari a quelli che prodigò al fisco, ond'io mi compiacessi a esporre le parole piene di vergogna con le quali il tristo vecchio contaminò le orecchie castissime di Beatrice, e l'empietà con le quali ingegnavasi depravarne la virginea intelligenza? Nè gli giovarono le lusinghe, le inverecondie, le cieche ire, le insanie trucissime, le carceri disoneste, le lunghe fami, i sonni spaventati, le affannose vigilie, i colpi, le ferite, e il sangue co' quali egli tentò superarla.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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