- Noi vediamo un cadavere con la gola squarciata; noi raccapricciamo a mirarlo... è un vecchio... è un padre trafitto dalla propria figliuola: nessuno lo nega... ella il confessa: - oh! anche a me il freddo penetra le ossa, e i denti battono per orrore; ma via, facciamoci coraggio; osiamo investigare qual fosse, prima di diventar cadavere, costui. Schiusa, come ladro notturno, pianamente la porta della stanza ove gemeva la sua desolata figliuola, avvolto le nude membra dentro una zimarra, si accosta al letto della giacente: ella dorme e piange, perchè alla infelice non sono amici nè anche i sonni. Egli, il sacrilego, velata prima la lampada che la vergine teneva accesa davanti la immagine della Madre della purità, rimuove le coltri e nuda le membra, che natura fa sacre agli occhi dei genitori. - chiunque è qui, che abbia viscere di padre, venga meco a vedere il vecchio empio, con la bocca contratta verso le orecchie come un satiro, gli occhi avvampanti dinanzi ai quali è passato il fumo dello inferno, tremante, fremente, curvarsi stendendo le mani, toccare il corpo della vergine, e... Beatrice si sente strisciare sopra la persona la pelle lurida e diaccia del rettile... si sveglia... che mai farà?
Che farà? - Se empia ella fosse stata al pari del padre suo, o abietta, voi allora avreste udito come altramente si sarebbero ecclissati i soli del fisco; in bene altra guisa avrebbe il Tevere del fisco ritorto le corna verso la sua sorgente. - Io, o padri, vi ho tratto davanti a questo spettacolo, e non vi ci ho tratto invano.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Madre Tevere
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