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      Poichè da lei avrà titolo e nome il secolo, sta a voi, o giudici, a fare in modo che ne torni ai posteri o sempre gradita, o sempre abbominevole la ricordanza.
      Deh! non si dica che qui in Roma, nella sede del mondo cattolico, imperio, la cortigiana ebbe simulacro nel Panteon; e Beatrice, la vergine fortissima, il supplizio: la impudicizia trovò onori divini, la castità la morte. Oh! potessi avere io l'autorità di Scipione, che, imitandone lo esempio, esclamerei adesso: "In questo mese, in questi giorni, nel decorso anno una vergine romana, superata la debolezza del sesso, vinta ogni viltà, seppe difendere valorosamente la sua pudicizia: più virtuosa di Lucrezia, meno infelice di Virginia, il suo nome e il suo esempio durino orgoglio delle donne latine. Che ci tratteniamo ora più a discutere s'ella sia colpevole, o innocente? Andiamo, giudici, difensori e popolo al Vaticano, per ringraziare Dio di avere riserbata la inclita donzella ai giorni nostri".
      Poi favellò succinto anco di Bernardino, e disse:
      - In verità di Dio io stava per dimenticarlo; ed infatti l'accusa contro di lui non vale il pregio della difesa. Bontà di Dio! E come supporre un garzoncello di dodici anni complice del parricidio? O sia che si ritenga l'asserto del fisco, ch'è falso, o sì veramente si accetti la confessione della signora Beatrice, ch'è vera, noi troveremo sempre assurda l'accusa. Se la Beatrice spinta da improvviso moto dell'animo trafisse lo scellerato attentatore, e allora non le furono mestieri consultori, nè complici.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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