Il breve, dettato nella vacua magniloquenza, e con le decrepite leziosaggini della curia, vantava la prestanza, ed anche le virtù del nuovo consultore.
- Meglio così, esclamò il Farinaccio; non è quello ch'io sperava, ma par che metta bene. Se gli fossi riuscito fastidioso, Sua Santità non avrebbe atteso a darmi questo splendido segno del suo gradimento.
In cosiffatta fiducia egli dormiva sopra le piume desiderate un sonno di oro.
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A tre ore di notte, i giudici si erano adunati nella medesima sala dove avevano arringato i difensori. Un solo candelabro, velato da un cerchio di seta oscura, arde nel mezzo della tavola: tutti siedono, ed incominciano a mettere parole sommessamente fra loro. Il chiarore velato illumina a un punto, ed adombra uno affetto che temono, e che, insinuatosi peritoso negli animi loro, sbigottiscono al pensiero che scivoli a trasparire nel volto; e non pertanto l'ora, il luogo, tuttavia vocale delle parole del Farinaccio, e la coscienza che si faceva sentire come suono lontano per acqua cheta, li disponeva a pietà. Di repente al preside venne fatto di gittare gli occhi sopra un volume da lui non avvertito fin lì, riputandolo parte del processo: egli lo aperse, lo lesse, e il suo volto di pallido diventò livido: lo prese con mano tremante, e lo passò al collega che gli sedeva al fianco, e questi ad un altro, e così di seguito finchè, fatto il giro della tavola, non fu tornato davanti al presidente. Il tremito e il pallore di lui nelle vene e pei volti dei colleghi si trasfusero a modo di favilla elettrica: ormai tutti costoro, con la fronte china e gli occhi intenti sopra il tappeto rosso, stavano assorti in un medesimo pensiero: pareva che un giogo di ferro gravasse loro sul collo.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Farinaccio Sua Santità Farinaccio
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