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      Allora Beatrice proruppe in un grido disperato, e si svegliò.
      Si svegliò; e sollevato risoluta il fianco, lanciò intorno a se le pupille atterrite. Nulla appariva mutato: la lampada ardeva a capo del letto davanti la immagine della Vergine; oltre il letto discerneva poco; il silenzio profondissimo occupava la prigione, e non pertanto in un angolo di quella, ed essa non gli aveva veduti, due genuflessi oravano mentalmente il Signore per l'anima di lei.
      Ella sentì un passo, poi due. Alfine si staccò dalle ombre un'ombra meno fosca, che inoltrandosi lenta lenta dentro la zona dei raggi tramandati dalla lampada rivelò il venerando aspetto di un cappuccino, attrito dal digiuno e dagli anni. Gli sguardi smarriti Beatrice posa intenti sopra quella pallida faccia, e non pronunzia parola. Il vecchio leva la mano benedicendo; e recita la orazione che ha virtù di scacciare, nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spiritossanto, lo spirito maligno dal corpo degli ossessi. Ella lasciò che fluisse la orazione, poi dolce in atto gli disse:
      - Padre! meco non ha abitato il demonio mai.
      - Così sia, figlia; ma egli ci gira sempre dintorno come lione che rugge, epperò giova starci apparecchiati a sostenerne l'assalto. Volete, figlia mia, accostarvi al tribunale della penitenza? Io sono qui disposto ad ascoltarvi.
      - Domani.
      - Domani! E perchè vogliamo rimandare a domani quello che possiamo fare adesso? L'uomo è egli padrone del domani?
      - Così impreparata, - colta alla sprovvista, - svegliata a forza da un sogno di terrore!


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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