Io presentiva che avrei perduto me senza giovare a loro, e lo dissi: il fatto ha dimostrato che io ben mi apponeva. Pazienza! A Dio piacque così, e così sia; - per me non istette, che i miei cari non andassero assoluti.
- Ma non affermaste voi la vostra colpa con giuramento?
- Gli avvocati mi cerziorarono, come davanti la legge divina ed umana non essendo peccato la difesa della propria vita mediante la morte altrui, molto meno poteva offendersi Dio, che noi la tutelassimo col giurare il falso; ed io giurai...
- O sofisti! O sofisti! E quando mai nella verità vi è perdizione?
- Pareva anche a me; ma egli mi raccomandava che io confidassi pienamente in lui; e tanta è la reputazione di dottrina, che gode, che temei comparire fuori di misura presuntuosa anteponendo il mio al consiglio di lui...
- E chi è quegli che ve lo raccomandava?
- Egli. - Guido, che mi mandò questo anello qui... l'anello che doveva essere benedetto alle nostre nozze. - E mentre così favellava, la faccia per pudore l'era diventata di fiamma. E il frate instava:
- Esponete partitamente, figliuola mia, lo intero successo; forse voi avete peccato, più che non credete, contro voi stessa...
- Ma i segreti di Dio?...
- I segreti di Dio, rispose severo il cappuccino, stanno sepolti nel cuore dell'uomo; e all'uomo, voi lo sapete, puossi bene strappare il cuore, il segreto no.
Allora Beatrice espose distesamente tutto il fatto, senza ometterne la più lieve particolarità. Il frate, che incredulo aveva incominciato a prestare l'orecchio, a mano a mano ebbe a credere alla sembianza ingenua, alla parola pacata, e al candore della vergine magnanima; ond'è, che mentr'ella favellava tuttavia, il frate si desse della mano nella fronte esclamando:
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Dio Dio Dio Dio Beatrice
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