Degli altri vizii le donne possono, volendo, emendarsi; della vanità no; perchè quelli si conoscono, ma la vanità difficilmente, o non mai; e neanche si può combattere perchè non sostiene punto l'assalto; ma cede, e fugge, e fuggendo si rimpiatta sotto la nostra persona come l'ombra a mezzogiorno.
- Beatrice non vi comprendo; per me queste le sono cose troppo astruse.
- Ve le renderà più piane uno sguardo che gittiate sopra di voi; vedete un po' come senza porvi mente vi siate abbigliata?
- O gran Madre delle misericordie, esclamò donna Lucrezia spaventata, vedendosi in cotesto arnese; - si direbbe che ho perduto la testa!
Beatrice notò le ingenue parole, e quasi sorrise; ma subito dopo contegnosa soggiunse:
- E poi mostrarci così, sarebbe per la parte nostra una jattanza a sfidare la morte, la quale è lontana dai nostri cuori. Noi la subiamo con rassegnazione poichè Dio ce la manda; non è vero, madre mia?
- Voi parlate da quella savia, e costumata fanciulla ch'io vi ho sempre conosciuta.
- Orsù dunque, Virginia, proseguì Beatrice: tu fa di provvederci una stoffa qualunque, che basti a formare due cappe; una per me, e l'altra per la signora madre: due funi, e due veli... Virginia, o che non mi rispondi?
Virginia si sentiva un peso sul petto, che non le dava balìa di formare parola; a singulti, dopo molto spazio di tempo, favellò:
- Ho un taglio di tela bambagina di colore scuro, ed un altro di taffettà pavonazzo, che mi comperò mio padre alla fiera di Viterbo; - ma non me ne feci mai vestiti.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Madre Lucrezia Dio Virginia Beatrice Viterbo
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