Pagina (680/814)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Beatrice rimase stupida a contemplarla sparsa sul pavimento; le lacrime le si affacciarono agli occhi, nè tanto valse a trattenerle, che non le sgorgassero per la faccia e pel seno. Fin qui nessun dolore le aveva passato l'anima come quello, dacchè nessuno tanto l'avesse umiliata. Quando anche adesso le concedessero la vita, come ricomparirebbe fra le gentili donzelle sue compagne, ella così tosata dalle mani del carnefice? Priva dei capelli, suo decoro e suo vanto, le avevano (si perdoni la stranezza della espressione in grazia della efficacia a manifestare il sentimento, che in quel punto assalse Beatrice) decapitato la testa.
      Eccola in mezzo alle sue chiome splendide, come l'Angiolo della luce, nel giorno della maladizione, vide il serto di raggi che gl'incoronava la fronte disperso ai suoi piedi. Quante cure, o dalle sue mani stesse, o dalle altrui avevano ricevuto cotesti capelli? Come, ed in quante diverse guise, non sapeva ella acconciarsegli intorno alla testa? I poeti celebrando quella chioma nei loro canti, l'avevano detta più degna assai che quella di Berenice di splendere tramutata in astri per le volte dell'empireo. I più bei fiori la inghirlandarono, contenti di alitarvi sopra l'ultimo sospiro di profumo. Le gemme, forse esultando nel premerla, scintillarono più luminose. Amore pareva averla lisciata con le sue ale... E tutto questo dove aveva da finire? Per essere recisa dalla mano del carnefice. - Fatalità!
      Beatrice raccolse la chioma recisa, e non le bastò a stringerla una mano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Beatrice Angiolo Berenice