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      .. finchè dura almeno... poichè anche i morti si disfanno, e le reliquie non si trovano più. A te infortunio non possono recare davvero, perchè, poveretta! tu sei per disperazione fatta sicura. Se potessi mutare il tuo stato, Dio sa se lo farei; - comunque sia, ti desidero ogni bene: - chè se, come sembra pur troppo, anche tu ti debba struggere in giorni pieni di amarezza, ti giunga dolce la morte come questo ultimo bacio, che ti do sopra le labbra.
     
     
     
     
      CAPITOLO XXVIII.
     
      LA FIGLIA DEL CARNEFICE.
     
      E cortesia fu lui esser villano.
      DANTE, Inferno.
     
      Virginia sentiva morirsi dentro; parlare non osava, e dal piangere quanto più poteva frenavasi. Per non caderle morta ai piedi, colto il destro che Beatrice si fece a mutare alquante parole col cappuccino, uscì pianamente di carcere. Appena le fu dietro le spalle chiusa la porta, l'aria fresca la colpì nel mezzo della fronte come il taglio di una mannaia: vacillò; la colse un fierissimo capogiro, le mancarono sotto le gambe, ed una languidezza ghiacciata le strinse il cuore: volle aiutarsi appoggiandosi al muro con ambe le mani aperte, ma non potè, e cadde giù con un singulto lungo la parete.
      I fratelli della Misericordia, i quali vigilavano solertissimi per adempire ogni più lieve desiderio dei condannati, la rilevarono da terra; ed avendola riconosciuta per la figliuola del carnefice, la posero su di una seggiola e la portarono nella sua stanza, immaginando che per dimorare lunga pezza in luogo chiuso l'aria le avesse fatto male. In vero, chi di loro avrebbe dubitato che la figlia del carnefice avesse racchiuso un cuore capace di rompersi per la pietà?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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