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      Quando ti senti l'occhio afflitto dalla diuturna contemplazione della turpitudine umana, volgilo sopra gli Artisti, in ispecie giovani, e lo riposerai.
      A questa schiera di giovani facevano capo molti familiari delle più cospicue casate di Roma, messi su sotto mano dai loro patroni, ai quali pareva ricevere gravissimo torto in cotesta strage Cinciana. Su tutti gli altri, ci raccontano le storie del tempo, sentivasi agitato da smania irrequieta Ubaldino Ubaldini, giovane fiorentino artista di grandi speranze, che sarebbe salito in alta fama se la morte non lo coglieva immaturamente: egli fu il pittore che disegnò la testa di Beatrice come amore disperato gliela impresse nel cuore, nell'atto di essere condotta al supplizio. Guido Reni in quel tempo non si era anche mosso da Bologna, sua patria, a Roma: vi andò sul finire dell'anno 1599, o su i primi del 1600, come si ricava apertamente dalla sua vita stampata nella Felsina pittrice. La tradizione pietosa narra avere Guido Reni dipinto il ritratto della Beatrice nella vigilia della sua morte: però, come erronea, vuolsi emendare; imperciocchè se il caso fosse vero, tornerebbe in massimo disdoro così della vergine come del pittore. Della Beatrice, perchè si tirerebbe addosso la taccia di biasimevole vanità, dovendo l'anima sua in cotesti solenni momenti stare, siccome veramente stette, assorbita nel pensiero di Dio, e negli affetti più puri: del Reni, però che la mano del pittore che vale a dipingere, senza tremito, un caro infelice prossimo ad esser tratto a morte immeritata, svela un cuore stupido, o perverso.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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