- E sia proprio questa la volontà di Dio Gicomo?
- Sì certo, poichè nulla accada senzachè Dio lo permetta; - e voi a dubitarne peccate gravemente, rispose il confessore in vece di don Giacomo.
- Se così è, padre, me ne pento; e onde acquistarmi merito in paradiso, crederò che per volontà di Dio vengo mandato a morte innocentissimo.
- Chi di noi è incolpevole? Tutti siamo rei al cospetto dei Signore.
- Ma non tutti sono tratti a morte di dodici anni.
- Dio prova chi ama; e voi, figliuolo, ringraziatelo con tutte le viscere per avere tra mille scelto voi a sperimentare la sua bontà infinita.
- Padre, riprese ingenuo il fanciullo, se vorreste prendere il mio posto...
E il frate con atto di compunzione, strette le mani e levati gli occhi al cielo, interruppe:
- Con tutto il cuore, figliuolo mio, se potesse farsi; ma non si può fare.
Mastro Alessandro con la sua faccia di bronzo ruppe gl'indugi. Pareva impossibile, eppure da cotesta sua faccia traspariva una immensità di dolore, - feroce, - minaccevole a coloro cui fortuna gli avesse cacciato tra le mani, e tuttavia dolore. Egli vestì i pazienti di due cappe nere somministrategli dalla fraternita della Misericordia; anzi quella indossata da Giacomo fu già di Francesco Cènci, il quale finchè visse era stato ascritto al pio istituto.
Poi tutti a passo lento incamminaronsi fuori del carcere. Don Giacomo si fermò sopra la soglia della stanza, che abbandonava, testimonio delle sue inenarrabili angosce, e profferì queste parole:
- Settantasette volte maladetto l'uomo, che condanna l'uomo a disperarsi l'anima dentro cotesto avello; quegli che con una spinta lo precipita nel sepolcro, sia maladetto sette volte soltanto.
| |
Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
|
|
Dio Gicomo Dio Giacomo Dio Alessandro Misericordia Giacomo Francesco Cènci Giacomo
|