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      - Giacomo, rispose Bernardino abbracciando le ginocchia del fratello, io ti giuro di far voto di castità, onde altri amori non mi disturbino dallo avere pei figliuoli, che mi lasci, viscere di padre.
      - Ed ora sia benedetto Dio. Signori, possiamo andare.
      Uscita fuori del cortile la processione s'incamminò verso Santa Maria in Posterula, dove allora restauravano il collegio dei Celestini, chiamato poi, dal nome del papa regnante, Clementino. A mezzo la strada dell'Orso il carnefice sbarrò la cappa a don Giacomo, facendolo rimanere ignudo fino alla cintura: poi, dato di piglio alle tanaglie roventi, strappò un lembo della carne di don Giacomo...
      Le carni sotto l'ardore del ferro si aggricciarono; il ferro fumò, una piaga atrocemente dolorosa si aperse, e mandò leppo insopportabile. Cuore, vista, udito, odorato rimanevano del pari feriti.
      Bernardino balzò in piedi furioso, e tentò con le nude mani afferrare le tanaglie infuocate; ma il carnefice le trasse indietro: allora egli, compresa la inanità dei suoi conati, girandosi in ginocchioni con le mani giunte supplicava:
      - O, per pietà, non lo toccate; basta; troppo a lui... per le piaghe di Gesù, qualche cosa date anche a me.
      E siccome mastro Alessandro, coteste preghiere non badando, tornava a rinnuovare lo strazio, Bernardino gridò:
      - Per pietà, signori fratelli, mi ridieno le tavolette... che io non vegga... non senta... oh! oh! mi si spezza il cuore...
      E il fanciullo cadde svenuto.
      Don Giacomo stringeva quanto più gli era dato le labbra, e la pelle delle guance insinuava fra i denti, sicchè ne aveva la bocca piena di sangue; e ciò faceva per non gemere.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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