Ei la depose sul letto, le sottomise al capo gli origlieri, e per ultimo, tenendosi lì ritto ed ossequioso, disse ad Angiolina:
- Nati a soffrire e a morire, anche noi, che voi maledite, abbiamo un cuore qui dentro. Se più volete da me, domandate, vi prego, e le creature di Dio divise dalla ingiustizia sieno almeno riunite dal dolore. Angiolina lo accomiatava, attentandosi per fino a stringergli la mano. Luisa dopo lunga ora rinvenne: girando attorno al letto gli occhi smarriti vide i figliuoli, come Niobe un giorno contemplò i suoi, trafitti dalle saette della sventura. Si appoggiò sopra un gomito sollevando alquanto la persona, e con voce languida disse loro queste parole:
- Noi non lo rivedremo più! In breve, fanciulli, noi non avremo più tetto che ci ricovri: - tutto perderemo in un punto; padre, congiunti, amici, fama, e sostanze. Dimenticate chi foste, per rammentarvi quello che siete. Quando gli amici di vostro padre fingeranno di non riconoscervi, non ve ne adontate: i servi vi hanno abbandonato, compatiteli; essi stanno attaccati al pane, e voi non avete più pane: i figli dei gentiluomini si vergogneranno di voi; bastate a voi stessi: i figli del popolo vi fuggiranno; riconduceteli a voi con lo affetto: la mano di tutti sarà contro voi, la mano vostra non si alzi contro nessuno. Non maledite al padre vostro però che egli fosse misero, non colpevole; e fosse stato anche reo, non istà ai figliuoli giudicare dei proprii genitori: ma io vi affermo ch'ei fu infelice, e innocente; però pregate che se egli non può più venire verso di noi, a Dio piaccia ricondurci tosto presso di lui.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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