Siamo soli; raddoppiamo fra noi i vincoli dello amore, e noi non ci accorgeremo della nostra solitudine...
A questo punto degli accenti desolati fu udito dietro di loro un rammarichìo, che gli accompagnava. Luisa piegata la faccia conobbe essere Angiolina, la quale a rispettosa distanza genuflessa aveva giunto le manine al suo pargolo, e quelle levate con le proprie verso il cielo plorando pregava. In cotesto modo la gentile intendeva significare alla Luisa Cènci, che non tutti i cuori l'avevano disertata; e gliene avanzava sempre qualcheduno il quale parteciperebbe alle sciagure della sua famiglia, e piangerebbe con lei.
Comprese la Luisa la rampogna amorosa, e chiamata a se Angiolina le cinse di un braccio il collo, e baciatala riprese:
- Sorella, ti domando perdono; e levati gli occhi al cielo soggiunse: Signore, ti prenda pietà di due vedove desolate; - se tu non ci sovvieni, noi non ne possiamo più.
E chinata la testa stette alquanto in silenzio. Poi continuò:
- Ecco, figliuoli, voi non sarete soli: adesso avete acquistato due creature dalle quali sarete amati. Dio vi toglie un padre, e vi manda una seconda madre: ultima a perdersi è la speranza, ma finalmente anch'essa si perde; una amica provata dalla sventura non si perde mai.
Le donne continuarono a piangere; però da quel punto in poi sentirono sgorgar meno amare le lacrime. Quando Dio dall'alto dei cieli contempla l'amico che si stringe all'amico nel giorno del dolore, si compiace aver creato l'uomo; ed allora soltanto si rammenta averlo creato ad immagine sua.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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