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      CAPITOLO XXXI.
     
      L'ULTIMA ORA.
     
      Il bellissimo collo al ferro offerse.
      MASSINI(170)
     
      O mia Francia! Nobil terra,
      O mio sangue di Borbon!
      Sol compiei diciasette anni,
      Nei diciotto appena or son.
     
      Dal Re ancor non conosciuta,
      Con le vergini men vo.
      Quanto fei per te, Castiglia,
      Tradimento non ci entrò.
     
      Le corone, che mi hai dato,
      Son di sangue e di dolor;
      Ma ne avrò su in cielo un'altra,
      Che ben fia di più valor.
     
      Alla fin delle paroleIl mazzier la mazzicò,
      Le cervella del bel capoPer la sala sparpagliò.(171)
     
      La processione che conduce al patibolo i fratelli Cènci, dopo avere percorso diverse strade, giunse alla fine in via Giulia, dove sostò davanti la carcere di Corte Savella.
      Beatrice e Lucrezia meditano in silenzio. Padre Angelico anch'esso prega; ma vigilando attento egli ascolta un rumore, che sempre, e più sempre si avvicina. Alza le ciglia, e vede traverso il pertugio della porta del carcere balenare una figura che gli accenna della mano, ed egli comprende quel cenno. Oh Dio! comecchè da lungo tempo ei logorasse la vita nella opera senza fine amara di porgere conforto ai miseri ridotti ai supremi infortunii, non gli bastava l'anima per avvertire Beatrice, che era forza andare. Mentre ei stava improvvido di quello che si avesse a fare, la fanciulla gliene offerse il modo nelle preci che indirizzava a Dio.
      - E se, ella diceva, questa immensa voglia che mi spinge fuori della vita verso le tue braccia, o Signore, è peccato, e tu me lo perdona. Quanto mi tarda aspettare! Io sono quasi un esule, che sopra la spiaggia riarsa dal sole affretta col desiderio la nave che deve ricondurlo in patria.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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