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      Uno degl'incappucciati però sembrava ricavare inestimabile fastidio dalle frequenti proteste emesse da Beatrice intorno alla sua innocenza, e col tentennare del capo, e lo storcere della persona irrequieto lo manifestava turpemente. Per ultimo, essendo egli dei confortatori, che procedevano al fianco della Beatrice, spinse la temerità sua fino a sussurrarle dentro le orecchie:
      - Ma cui vi avvisate ingannare voi, col chiamarvi con tanta pertinacia innocente? La giustizia umana non poteste deludere: o che pensate riuscire meglio con la divina?
      Beatrice sentì nel profondo l'oltraggio; ma ormai non la toccando più cosa terrena, invece di adontarsene, rispose con voce pacata:
      - E perchè parlo a Dio, al quale nulla è nascosto, io favello parole di verità.
      - Ma voi avete confessato fuori dei tormenti.
      - Così mi persuasero a fare per la salute dei miei; e se questa confessione fosse stata causa della mia morte, io avrei a pentirmene come di un peccato grave; ma la nostra morte era stabilita prima del processo. In mano ai giudici fummo consegnati non perchè ci giudicassero, bensì perchè ci ammazzassero; e commetterci addirittura in mano al boia sarieno stati tempo e spese risparmiati.
      - No, voi siete colpevole; ed io vi dico che la porta della salute è chiusa per voi, se voi, umiliandovi, non confermate coram populo la vostra confessione.
      - Sono questi i conforti co' quali mi consolate? Ricominciano adesso i tormenti del Luciani? La mia salvezza non dipende da voi, nè da qualsivoglia mortale sopra la terra.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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