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      La piissima gentildonna considerando Beatrice assorta nella sua meditazione si levò pian piano, e giunse quasi fino alla porta senza che la figliastra si accorgesse della sua partenza. Allora però Beatrice levati gli occhi, non la vide più; per la qual cosa le venne fatto esclamare:
      - Ah! signora madre, perchè mi avete voi abbandonato?
      Lucrezia, circondata dai fratelli della Misericordia che le celavano la vista della fanciulla, nel varcare la soglia della cappella rispose alla pietosa domanda:
      - Non ti abbandono, no. Io ti precedo a mostrarti la via.
      Lucrezia, come colei che di persona era grave, male riusciva a salire la scala; però che le ordinarono, e non si comprende la causa, lasciasse le pianelle a piè del palco, e così ella fece: poi si erpicò come poteva, ed alla fine, quantunque a stento, giunse sul ripiano del palco. Il carnefice allora le tolse il velo di capo, e il panno dalle spalle. La donna nel vedersi così nuda il petto alla presenza del popolo, diventò per verecondia vermiglia fino alla radice dei capelli. Fissò la mannaia, tremò, e con molte lacrime disse:
      - Signore, abbiate pietà dell'anima mia, che ora viene al giudizio; - e voltatasi al popolo, continuò: "E voi, fratelli, pregate tutti Dio per me".
      Poi domandò al boia quello ch'ella dovesse fare, ed egli le rispose s'ingegnasse accomodarsi a cavalcare la tavola del ceppo, e vi si stendesse sopra bocconi. Lucrezia pudibonda esitò alquanto a traversare con la gamba la tavola; pure alla fine vi si adattò: più doloroso intoppo rinvenne nello assettarsi col capo, avvegnachè la tavola fosse angusta ed aspra, onde le mammelle nello agitarsi le uscirono fuori della cappa, e le si stiacciarono con molta sua angoscia.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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