Aprimi, per la tua infinita bontà, le porte del cielo, o almeno mi manda in luogo di salvazione".
Un valletto del boia si accosta alla gentildonzella per legarle le mani dopo le spalle; ma ella, dando indietro di un passo, gli disse:
- Non fa mestieri.
Ammonita che patisse anche quell'ultima umiliazione, con lieto animo rispose:
- Orsù, dunque, lega questo mio corpo alla corruzione; ma affrettati a sciogliere l'anima alla immortalità.
Uscita all'aria aperta trovò su la porta sette vergini vestite di bianco, che l'aspettavano per accompagnarla. Queste nessuno inviò. Udendo come Beatrice avesse testato tutta la sua dote in favore delle figlie del popolo romano, esse eransi mosse spontanee a darle questa prova estrema di gratitudine. Volevano licenziarle, ma non vollero intendere, e si ostinarono a seguirla. Allora un banditore trasse di tasca una carta, e lesse a voce alta:
- Per parte dello illustrissimo monsignore Ferdinando Taverna governatore di Roma: - Saranno applicati tre tratti di corda, senza pregiudizio delle altre pene ad arbitrio, a chiunque, sia con parole sia con fatti, si attentasse a mettere impedimento alla gran giustizia, che si fa della scelleratissima casa Cènci.
E perchè mai fino a quel punto i banditori non avevano avuto voce, ed eransi tenuti nascosti? Ranocchie maligne, non sanno gracidare se non quando il cielo è tranquillo, ed ogni cosa dintorno cade sepolta nel silenzio.
E le fanciulle, udita la grida, stettero più salde di prima, osservando:
- Noi non veniamo a impedire, bensì a consolare; se avremo peccato ci puniranno.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Beatrice Ferdinando Taverna Roma Cènci
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