Alternando meste salmodie la processione pervenne sul monte Gianicolo alla chiesa di San Pietro Montorio, dove stava apparecchiato un feretro, e quivi la deposero. Allora più dolenti rinnuovaronsi i canti; aspersero di acqua benedetta il corpo infelice, e con molti gemiti le mandarono l'ultimo addio. Però la folla non isgombrò di subito la chiesa: a coloro che uscivano altri succedevano, come i cattolici costumano il giovedì santo per la visita del Santo Sepolcro; e così la notte si produsse fino alla ora sesta.
A questa ora infrequenti i passi calpestano il pavimento della chiesa. L'ostiario annunzia che la chiesa sta per chiudersi, e, lasciato trascorrere altro breve spazio di tempo, parendogli che fossero usciti tutti, girò la grave porta sopra i cardini, e con vigorosa spinta la chiuse.
Cotesto fragore echeggiando di arcata in arcata, scosse per ogni angolo della casa di Dio le antiche sepolture; - poi di mano in mano sfumò, e fu fatto silenzio.
Delle torcie una sola rimase accesa, a rischiarare pochi passi del pavimento attorno al feretro. Le lampade, che ardono fioche a grandi intervalli davanti gli altari dei santi, fanno più solenne e paurosa la oscurità del luogo.
CAPITOLO XXXII.
IL SEPOLCRO.
Ove riposa il tuo capo caduto,
Che raccolto, e da man pia ricongiuntoAl virgineo tuo collo, ebbe ghirlanda,
Simbolo dei dolenti anni recisiSul mattin della vita?
ANFOSSI, Beatrice Cènci
Si ode un'orma: si ripete. È passo di vivente, che muove verso il feretro. Al chiarore della torcia si svelano le sembianze di Padre Angelico, bianche come la cera della torcia che arde.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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