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      A che viene il povero frate?
      Si pone a sedere sul gradino del feretro presso al candeliere; si abbraccia le gambe, la fronte appoggia sopra le ginocchia, e così rimane immobile a piangere e a pregare.
      Da un remoto angolo della chiesa ecco si stacca un'altra ombra. I suoi passi non s'intendono, tanto posano lievi sul marmo del pavimento; però sono lunghi, e vacillano. Le varie lampade pendenti giù dalla volta delle navate riflettono in più di un lato su le pareti e sul suolo diverse ombre lunghe; sicchè pare che colà sia convenuta una mano di gente, forse per compire qualche tenebroso disegno. Ma cotesta è vana apparenza; l'ombra muove da un solo... solo, se togli la compagnia della sua disperazione. Il petto di costui si alza e si abbassa ansando tremendamente; ma lo anelito egli comprime per modo, che appena si sente l'alito. I piedi ha ignudi, gli occhi fissi, e sbarrati in molto terribile guisa.
      Egli è Guido Guerra. Qual pensiero colà lo sospinga si palesa dal pugnale, che stringe nella destra: quello stesso pugnale con cui egli squarciò la gola al padre di Beatrice, giustiziata per parricidio; - quel pugnale che, prima del ferro del carnefice, troncò il filo dei giovanili anni di lei.
      Egli già tocca il lembo del tappeto, e già lo rovescia...
      - Io ti aspettava.
      Dritto allo improvviso su i piedi gli disse Padre Angelico, ponendogli ambo le mani sopra le spalle.
      E lunghi durarono il silenzio e la immobilità loro accanto alla bara della decollata. Padre Angelico ruppe alfine cotesto silenzio favellando:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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