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      (100) Quali per vetri trasparenti e tersi,
      Ovver per acque nitide e tranquilleNon sì profonde, che i fondi sien persi,
      Tornan dei nostri visi le postilleDebili sì, che perla in bianca fronte
      Non vien men forte alle nostre pupille.
      Paradiso Canto III.
      (101) PLUTARCO, Vita di Temistocle. Il Visconte di Chateaubriand nelle sue Memorie, t. I. p. 290, scrive: "Quando un uomo domandava la ospitalità presso gl'Indiani, lo straniero incominciava il ballo del supplichevole. Un fanciullo toccava la soglia, dicendo: "ecco lo straniero!" Il capo rispondeva: "mettilo dentro". Lo straniero protetto dal fanciullo sedeva su la cenere del focolare. Le donne cantavano l'inno della consolazione ... Questi usi sembrano imitati dai Greci. Temistocle presso Admeto abbraccia i Penati, ed il figliuolino dell'ospite. Ulisse in casa di Alcinoo implora Arete così: "nobile figlia di Resenore, dopo avere durato mali crudeli io mi prostro davanti a voi ec.". Compiute queste parole l'eroe si asside sopra le ceneri del focolare".
      (102) Lo enimma dato da Sansone ai Filistei, diceva: "dal divoratore uscì il cibo, dalla forza venne la dolcezza"; ed accennava allo avere egli trovato un favo di mele nella bocca del lione morto. Giudici, C. IV.
      (103) Nella Storia delle Rivoluzioni d'Italia degli anni 1847-1848-1849 del GENERALE PEPE viene attribuito al Salviati. Veramente cosiffatta osservazione è troppo più antica; e troviamo nelle Storie di TITO LIVIO screditati i Galli, come quelli che costumavano: ridendo frangere fidem.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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