Però nè antichi, nè moderni esempii nostrali mi avrebbero persuaso a muovere questa querela grave, ma pur troppo meritata da un Popolo necessario così alla dannazione come alla salute del mondo, laddove in opera parzialissima alla Francia io non leggessi queste parole, che ho citate altra volta: "I Galli si dilettarono di buona ora a gabbare, come dicevano nel medio evo. La parola per loro non aveva nulla di serio: promettevano, poi schernivano, e così terminava ogni cosa!" Tristo giuoco, nel quale hanno troppo più scapitato che guadagnato. Deh! che anche per cotesto Popolo grande il giorno del giudizio non venga dopo la morte!
(104) "Quando non ti possono far bene, tel promettono; quando te lo possono fare, lo fanno con difficoltà, o non mai: sono inimici del parlare romano, e della fama loro".
MACCHIAVELLI, Della natura dei Francesi.
Il detrattore nostro è LAMARTINE: di lui soventi volte mi dolsi, e mi dolgo; molto più che non emendò uomo di stato le colpe del poeta. Costui bandì impedire ogni intervento straniero a danno dei Popoli, i quali si rivendicassero in libertà; e poi nella sua Storia della Rivoluzione di Francia del 1848 sostenne, la Francia non potere in conto alcuno patire la formazione di uno stato grande fra l'Austria e lei. Vieta politica, scusabile forse ai tempi del cardinale Richelieu, ed ostentata dal poeta per figurare di saperne. La costituzione del 1848, composta sotto gli auspicii di questo poeta, statuì, il Popolo francese non dovere far mai guerra contro la libertà di verun Popolo, e l'Assemblea francese assunse la impresa contro Roma; e questa fu brutta sequela di bruttissime ed antichissime ingiurie.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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