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      Ma in Firenze vincendo il popolo, i nobili privi dei magistrati rimanevano, e volendo riacquistargli, era loro necessario con il governo, con l'animo, e con il modo di vivere simili non solamente ai popolani essere, ma parere
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      Storie, Libro III.
      (112) Roberto di Ginevra, cardinale legato, cercò scostare i Bolognesi dalla lega promettendo loro il perdono del commesso errore, ed il mantenimento della libertà, che avevano ricuperata, purchè obbedissero alla suprema autorità della Chiesa; e siccome i Bolognesi risposero: "Noi siamo apparecchiati a tutto soffrire, piuttostochè sottometterci di nuovo a persone di cui il fasto, la insolenza e l'avarizia abbiano fatto sì crudele esperimento", il Cardinale proruppe: "ed io non mi allontanerò da Bologna, finchè non mi sia lavati piedi e mani nel sangue loro".
      ...Il legato obbligò Galeotto Malatesti ad aprirli la città di Cesena, da questo signore mantenuta in fede della Chiesa. La Murata, quartiere pochi anni prima difeso eroicamente da Marzia Ordelaffi, fu dato per istanza ai Brettoni; ma questi barbari vi si comportavano troppo peggio che in città vinta: rapivano robe, mogli, figlie, nè risparmiavano ai cittadini maniera veruna di strazii. Perduta la pazienza i Cesenati assaltano alla sprovvista i Brettoni, e ne ammazzano 300 nel 1.º febbraio 1377. Il Cardinale, presente al fatto, condannò i soldati, e promise perdono, purchè i Cesenati tornassero ad aprirgli le porte, ed essi così fecero: allora costui ordinò perfidamente si mettessero a morte tutti.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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