La morale, che presiede a siffatte giustizie, da Filippo in poi non è punto mutata; e chi ha vaghezza di conoscerla la può trovare esposta nel consulto del padre Diego de Chaves confessore del prelodato re Filippo II, al quesito, che gli mosse in proposito l'assassino Antonio Perez: "Lo advierto segun lo que yo entiendo de las leyes, que el principe seglar que tiene poder sobre la vida de sus subditos y vasallos, como se la pueda quitar por justa causa y por juyzio formado, lo puede hazer sin el, teniendo testigos pues la orden en lo de mas, y tela de los juyzios es nada por sus leyes, en las quales el mismo puede dispensar. - No tiene culpa el vasallo, que por sii mandado matasse a otro, que tambien fuere vasallo suyo por que se ha da pensar que lo manda con justa causa, como el derecho presume que la ay en todas les acciones del principe supremo". Vedi MIGNET, Opera citata, p. 66. - Le quali parole volte in italiano suonano così: "Vi ammonisco secondo la mia opinione intorno alle leggi, che il principe secolare il quale ha potere sopra la vita dei suoi sudditi e vassalli, come se la può prendere per giusta causa, e per via di regolare giudizio, così può torsela anche senza, essendo che le procedure giudiziarie nulla rilevino davanti i suoi comandamenti, potendo egli dispensare da quelle... Nè commette peccato il vassallo, che per ordine suo ammazzasse un uomo, che fosse pure vassallo di lui; conciossiachè si abbia a ritenere che il re comandi per giusta causa, conforme per diritto si presume che la giusta causa si contenga sempre in tutte le azioni del principe supremo.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Filippo Diego Chaves Filippo II Antonio Perez Opera
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