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      (132) Certo giovane spagnuolo con un colpo di bastone uccise un lanzo. Sisto V comanḍ si giustiziasse, e subito. Il Governatore di Roma avendogli fatto osservare essere necessario il processo, Sisto, che aveva in uggia le ipocrisie della legge, rispose risoluto "volerlo morto prima di pranzo, ed il Governatore si spicciasse, peṛ che egli si sentisse fame". E questa era ingenuità della ferocia. Ancora gli ordiṇ piantassero le forche in maniera, ch'ei potesse vederle dalla finestra: non volle concedere gli mozzassero la testa: dice volere onorare di sua presenza cotesta giustizia, e di vero egli stette a vederlo impiccare, e poi comanḍ mettessero in tavola, dacchè cotesto spettacolo gli serviva di salsa allo appetito. GREGORIO LETI, Vita di Sisto V, par. II.
      (133) Nella occasione, di cui è proposito nella nota antecedente, Pasquino, satireggiando, finse portare un bacile pieno di forche, di ruote, mannaie, e catene. Interrogato ov'ei ne andasse con arnese siffatto, rispondeva: "a metterlo in tavola per la salsa di Sua Santità". LETI, loc. cit.
      (134) Gli Spagnuoli appresero l'uso della cioccolata dagli Americani fino dalla conquista del Messico, ma lo tennero segreto per tutto il secolo decimosesto. Quale fosse la causa del geloso mistero ignoriamo: peṛ Carlo V e Filippo II appena ne offersero qualche tazza ai sovrani loro fratelli, o cugini. Affermano che lo abuso di questa bevanda fomentasse nello imperatore Carlo V la nera malinconia, che lo condusse a cantarsi vivo le preghiere da morto.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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