E tu poeta, lascerai la terraDelle rose nudrice a mezzo il verno?
E veramente non per virtù di fiori, imperciocchè sapessi come anticamente a Sibari soffocassero con le rose per estremo supplizio, ma nel pensiero che male avrei potuto trovare altrove tanto affetto e tanto gentile modo per esprimerlo, deposto giù ogni rancore dall'animo, mutai consiglio, e statuiva vivere e morire nella patria; e tu, o terra che cuopri le ossa di mio padre e di tutti quelli che ho amato, avrai anche le mie; e finchè vivo ogni mia facoltà pel tuo bene, e morente l'ultimo sospiro, perchè molto mi sei cara per le gioie che mi desti, - ma a mille doppi più assai pei dolori che mi costi, -
Da cotesto giorno pensando sopra la sentenza del Tintore, mi è venuto fatto confrontarla con quella che diceva il conte Piero Noferi: - Quando si hanno i colombi in colombaia bisogna sapere schiacciare loro il capo, - e con l'altra di Luca di Maso Albizzi: - Chi spicca lo impiccato, lo spiccato impicca lui(6), - ambedue dirette a Monsignore Silvio da Cortona per indurlo a incrudelire contro i cittadini di Firenze che nel 1527 si erano resi a patto; e mi parvero scellerate queste due massime, non giusta quella del Tintore, perchè mettere le mani nel sangue dell'uomo non mi capacitava potesse costituire mai diritto legittimo dell'uomo: finalmente dopo molto meditarvi sopra, ho dovuto dare ragione al Tintore: - Dei serpenti, quando capitano sotto il calcagno, è carità schiacciare la testa.
Dei Nuovi Tartufi non dico parola: i tempi hanno reso il racconto più opportuno di quello che non avrei mai sperato, - o piuttosto temuto.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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