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      - gli strapperemo il cuore, e glielo batteremo su le guance. - Non è forse traditore? Sì certo, e della stirpe dei traditori. - O piuttosto trucidarli ambedue negli osceni abbracciamenti. - O piuttosto...
      - e qui la voce le si affiochiva - "mi trovasse qui spenta nel letto, e accanto a me il suo figliuolo anche esso spento;" - e si accostava al figliuolino.
      Ma il fanciullo erasi desto, e postosi a sedere sopra il letto, con gli sguardi alacri, che sogliono dopo il sonno avere i bambini, e un ridere dolce di paradiso, tese le mani alla duchessa, - la chiamava:
      Mamma mia!
      E Veronica Cybo si gettava prona con la faccia sul letto, e abbracciava come delirante il figliuolo, lo inondava di lacrime, lo stringeva, lo baciava, e gli domandava perdono, talchè il fantolino diceva:
      Mamma, mi fai tanto male...
      Ed ella:
      Lasciati fare, - tu fai tanto bene a me...
      Si quietava quella piena di affetto, e dopo un lungo pensare la duchessa così riprese a dire:
      Ma che cosa ha mai questa Caterina, che valga a Strapparmi il cuore di mio marito? Nata di plebe, ella non può intendere i nostri sensi gentili; - me la dicono educata nel fango... e deve essere così! - Ma forse no, che m'ingannano... - Sì, sì, - certo, quello che di lei maggiormente talenta il duca, saranno le sconce lascivie, lo inverecondo abbandono, i gesti provocanti; solita infamia di cotali femmine! - Ah! perchè la bellezza, che dovrebbe formare esclusivo retaggio degli angioli, fu data in sorte a così sozze creature? - Ma ella è poi così bella costei?


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Veronica Cybo Caterina Strapparmi