Speriamo,
continuando a sorridere, interruppe il giovane, "speriamo che a noi risparmieranno la visita; ed io che li so dabbene e discreti molto, ho fede che si accorgeranno come anche un morto sarebbe di troppo fra noi. Noi ci bastiamo soli... n'è vero, Caterina? Ora di', Caterina, dacchè non ci vedemmo hai tu sempre pensato a me?"
E tu a me, Ciapo?
Io sì... in fede di cav... del cavaliere San Giorgio; - ma e tu?
Io no; - ho pensato, e lungamente, ad altrui!
Ed osi dirmelo? Così presto dunque tu cotanto pudica le altre femmine imiti? E non aborrisci...?
Mentre in questo modo favella, si toglie dal collo il braccio della Caterina, e lo respinge indispettito. - La Caterina, mesta ridendo, ritorna placidamente ad abbracciarlo, e dice:
Ho pensato all'anima di mia madre...!
Perchè hai pensato a tua madre?
Ma dimmi piuttosto tu perchè non hai pensato alla tua? Non sono tutti i morti domani? - Guai a chi non può pensare a sua madre! O ciò avviene per colpa sua, ed è un tristo; o per colpa di lei, ed egli è uno sventurato.
Dunque l'amavi molto questa tua madre...?
si affretta ad interrompere il giovane, a cui forse l'osservazione della Caterina suscitava la memoria di una colpa, - o di un dolore.
Se l'amavo! Eppure non tanto quanto ella si meritava! - Misericordia! che lampo!
esclama improvvisamente la Caterina facendosi il segno della salute; - "ah! che spavento! È stata una saetta..."
Per poco non ha rotto tutte le vetrate!
Questo non può succedere, perchè la domenica delle Palme vi posi con le mie mani l'ulivo benedetto; - ha battuto vicino però: - forse nel campanile di Santo Ambrogio.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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