- Ciapo, di grazia, va a chiudere le imposte... fa piano, sai... bada di non lo svegliare;.... ho paura...
Il giovane si leva, e cauto va ad appagare il desiderio della donna.
Caterina!
- suona all'improvviso la voce belante del vecchio Giustino, - "hai avuto paura?"
Oh che sono nata ieri? - Oh che non ho sentito altri tuoni in questo mondo?
Va, tu sei una valorosa fanciulla! Ma, Dio mio, ove sarà mai quel tristo di Baccio? Egli è uno sciagurato, ma pure mio sangue.
E dove volete che sia, se non all'osteria del Giardino(11)? - E poi, ha tanto orrore dell'acqua, che in qualche luogo e' si sarà riparato di certo.
- E tutto questo ella diceva con voce che s'ingegnava rendere festosa, ed ostentando una contentezza che veniva smentita dal pallore del suo volto.
Ciapo si ricondusse pianamente al fianco della donna amata, e stettero per lunga ora in silenzio.
Continua la tempesta. Di tempo in tempo un rovinío di grandine colpisce in pieno dentro le finestre minacciando mandarle a soqquadro.
La Caterina riprende:
Se l'amavo! se meritava amore! Povera madre mia! Senti, Ciapo!... Fatti più in qua, ed ascoltami bene. - Mio padre fu mercante nell'arte di Por Santa Maria(12). Felice un tempo ebbe amici; poi cominciò a declinare, ed io mi ricordo, tuttochè bambinella mi fossi, udirlo sovente rammaricarsi non già del suo, ma del pubblico male. La Toscana, diceva, non essere per risorgere più mai: Olandesi ed Inglesi occupare il commercio della Spagna e del Portogallo; le manifatture loro rendere inutili le nostre; empirsi Livorno di gente nuova, per esercitare un commercio che toglieva ai Toscani; provvedimenti fallaci e instabili impoverire il popolo; tutti volere dissimulare il danno, siccome al primo apparire della peste, ma si manifesterebbe ad un tratto l'abisso del male, e senza rimedio(13): e come disse accadde.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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