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      - Si spense il lume, e poco dopo rovesciando dalla seggiola percosse svenuta sul pavimento! - Balzo di letto, e brancolando la rinvengo diaccia come un cadavere. Mal sapendo quello che io mi faccia, coperta della sola camicia prorompo fuori di casa gridando: - è morta! - Nessuno si mosse: vi fu anzi chi temendo non fosse morta di peste turò perfino il foro delle serrature della porta di casa. - Giustino solo aperse l'uscio alle mie strida, e tolta una lucerna venne a vedere mia madre. - Buon Giustino! la rilevò con le sue braccia da terra senza paura di peste, la pose sul letto, la ristorò, ci sovvenne... - Gesù e Maria! (prorompe la Caterina forte stringendosi alla vita dello amato, e nascondendo la faccia nel seno di lui) - ma che i fulmini hanno tolto di mira questa casa?"
      Su via, paurosa; rammentati dei versi del signor Tasso, che leggemmo ieri:
     
      Pera il mondo e rovini; a me non caleSe non di quel che più piace e diletta;
      Che se terra sarò.... terra anche fui..."
     
      Rammentati piuttosto di una preghiera,
      replicò Caterina, ponendogli la mano sopra la bocca, "e ingegnati recitarla devotamente."
      Segue nuovo silenzio, rotto soltanto dal monotono scrosciare della pioggia.
      E se ora,
      preoccupata da profonda idea, dopo uno spazio ben lungo di tempo, riprese la Caterina, - "e se ora mi si presentasse davanti l'anima della madre mia, che fino all'anno passato con voti ardentissimi invocavo, e a sedersi su la sponda del letto, e a trattenersi in geniali colloqui, e a non mi lasciare supplicavo.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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