La stanchezza, e l'oste, che cacciatosi in mezzo allo sbaraglio con un bastone di sorbo picchiava per amore di pace a due mani sopra di tutti, aveva diviso, ed anche fino ad un certo punto rimesso d'accordo i combattenti, i quali ripresero a bere, e a giuocare, senonchè Bartolommeo essendo rimasto privo di danaro, e nessuno volendoglielo accomodare in prestanza sul giuoco, si consigliò andarsene a casa.
Giunto alla porta di strada, la trova aperta; le stanze terrene buie; ascende le scale, - solitudine, e silenzio; entra in sala, e vede, o piuttosto sente le finestre aperte, e l'acqua a suo bello agio allagare la stanza. Non sa cosa immaginare, sta come smemorato; quando allo improvviso un urto irresistibile con moto retroverso lo balestra a battere contro la opposta parete le spalle e la testa. Mentre si tasta la nuca per riscontrare se vi fosse avvenuta rottura, ode una voce, che in questo modo lo interroga:
Che diamine! Oh che non ci vedete?...
È possibile, - perchè sono al buio; - e voi?
Ah! siete voi, Baccio?
- riprese il curato di Santo Ambrogio; ch'egli era appunto desso, e nell'uscire in fretta aveva investito il Canacci: - " sempre in volta... sempre ubbriaco... è tempo di mutar vita... di mettersi su l'uomo..."
Con vostra reverenza parlando, io sento che mi riuscirebbe più facile mettermi sopra la bestia...
Tacete là... e pentitevi una volta... Non sapete dove vanno i beoni?
Oh per questo lo so quanto voi... - e' vanno dove ci ha vino buono.
All'inferno vanno, ov'è il fuoco penace, sciagurato che siete!
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Bartolommeo Baccio Santo Ambrogio Canacci
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