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      - Col moto del corpo accenna la voglia di afferrarlo, ma lo trattiene la paura; sta fra la cupidigia perplesso e la viltà. Vedendo poi come Ciapo non gli badasse, ed egli potesse ghermirlo a tradimento di dietro, vinse la cupidigia. - Nel modo stesso che per le foreste del Paraguay l'iaguaro traditore, acquattato tra i folti rami di un albero, sorprende lo improvvido bisonte, si precipita improvviso al collo del giovane. - Ciapo trasalì, balzò con impeto indietro, e guatando con sospetto afferra il pugnale. Nel moto violento rimase in mano a Baccio un lembo della casacca di Ciapo, che apertasi da cima a fondo lasciò vedere un giustacore di velluto cremisino a stelle d'oro, ov'era ricamata in rilievo la gran croce di San Stefano, con altre insegne della sua dignità. - Baccio rimase a bocca aperta stralunando l'unico occhio da spiritato. - La memoria confusa per la nebbia della ebbrezza riassunse la sua lucidità, e ricordò le sembianze del personaggio oltraggiato. Compreso di terrore, egli cadde con ambedue le ginocchia; composte sul petto le braccia in croce, e declinato il capo come persona che aspetti il colpo di grazia, esclama con voce tremebonda:
      Eccellentissimo signor duca di San Giuliano, abbia misericordia di me, per quanto amore porta alla clarissima principessa Veronica sua consorte.
      Il duca ripose il pugnale, e trasse fuori una borsa, e con tale un impeto, che parve furore, gliela lanciò contro dicendo imperiosamente:
      Va, - prendi, - e giuoca, - purchè tu mi ti levi davanti gli occhi, e subito.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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