interroga lo incognito additando il Canacci.
Bartolommeo con certe sue smorfie si schermiva da quella gentilezza profferta a modo d'insolenza, dicendo:
Troppa grazia è la vostra, padrone mio riverito... - in verità io non vorrei...
Eh via!
interruppe l'oste, che trovava il suo conto a cotesto invito; "accettate: - quando le proferte si partono dal cuore non si vogliono rifiutare. - Non vedete che faccia di Cesare ha questo gentiluomo? - E se menasse vino, voi vi berreste anche l'Arno."
Vattene, oste, al camino, e bada allo arrosto. - Gentiluomo!
riprese l'incognito dopo aver bevuto il primo bicchiere di vino, "dal colore dei vostri panni mi accorgo che la sventura vi ha visitato."
In pochi giorni ho sepolto il testatore; ma qui non istà il maggiore male: in pochi giorni ho sepolto ancora la eredità... Questa sconsacrata bassetta mi ha portato via in meno di una settimana meglio di mille ducati...
Eh! ma i mezzi non mancano per poterli rifare; - a casa - Bevete!
Grazie! - E come? Finchè la matrigna dura, ella è donna e madonna di tutto. - Dei contanti finchè ne ho trovati ne ho presi... ma ora?
Oh che il duca di San Giuliano sta sul tirato?
I' penso che abbiano tolto con meno fatica i denti a Santa Apollonia, di quello che ci vuole per cavare di sotto al duca un fiorino. E poi la Caterina fa la superba...
Lascia le anguille per gli storioni, eh?
No, in fe' di Dio! la non è donna da questo. - Ma torniamo a noi. Sapreste voi, gentiluomo, indicarmi una medicina contro il male del debito?
Senti, Baccio, tu non mi conosci; ma io posso, e voglio aiutarti: io ti sono amico, e intendo liberarti da tanti guai.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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