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Noi non siamo ladri: e rammentatevi che due dei cinque minuti sono passati.
Ma perchè macchiarvi le mani nel sangue di una misera donna che non vi conosce, e che voi non conoscete? - Non avete madre? - non moglie? - non figli? - Non credete voi in Dio?
Pensate voi ad aggiustare i vostri conti con Dio: ai nostri penseremo noi, e soprattutto rammentatevi, - tre dei cinque minuti essere già passati...
Ma io non sono preparata... ma io non posso morire... non sono mica inferma io! Mi sento piena di vita; io ho bisogno di vivere...
E bisogna morire!
Morire, eh! È una parola morire; ma non immaginate voi il dolore e il terrore di simile morte? - Consumata la vita, cadute tutte le illusioni che la fanno bella, riconciliati con Dio, confortati da un santo sacerdote, distrutti dalla malattia, accettiamo la morte come una necessità.... Ma io sento la primavera della mia vita... ho bagnato appena le labbra di esistenza... i fiori della mia ghirlanda sono tutti freschi; - io credo in Dio, - credo alla felicità, credo all'amore, e riamata amo... E voi mi volete uccidere? - Io sono contenta, - intendete? - contenta... e voi mi volete uccidere? - In che vi offesi?
In che mi hai offeso?
grida la persona dalla maschera di velluto, staccandosela furiosamente dal volto: "io sono donna Veronica Cybo, moglie del duca di San Giuliano. Ora puoi tu domandare se mi hai offesa? Abbassa gli occhi, svergognata, e non ardire fissarmeli in faccia. - Io era la madre del povero; - io soccorrendo alle tapine donzelle le salvava dal disonore: - ora caccio via, imprecando, il mendico; nell'altrui obbrobrio mi delizio; esulto nei dolori disperati, e quanto posso gl'inasprisco: - e chi altri n'è colpa, se non che tu?
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Dio Dio Dio Dio Veronica Cybo San Giuliano
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